Allargare gli orizzonti: un giorno alla conferenza EAHIL a Rotterdam

La pandemia ha cambiato molte cose, soprattutto nel modo di comunicare. La modalità online, l’unica che abbiamo potuto sperimentare per quasi due interi anni, è diventata ora parte integrante del nostro modo di lavorare, non un’eccezione come prima del COVID. Ma anche altri sono i lasciti della pandemia. La conferenza dell’associazione europea delle biblioteche EAHIL, tenutasi a Rotterdam lo scorso 1-3 giugno 2022, aveva per titolo Broaden the horizons e puntava molto sul cercare di comprendere le lezioni apprese dal punto di vista delle biblioteche come servizi di documentazione e informazione, supporto alla ricerca e agenzie culturali inserite nei più diversi contesti.

Già il discorso di apertura della conferenza, Changing perspective, la mattina dell’1 giugno, tenuto da un filosofo e comico molto noto in Olanda, Paul Smit mi è stato riportato come molto interessante. Ha intrattenuto i presenti, in modo coinvolgente e divertente, parlando di ciò che influenza il cervello e provoca il cambiamento nel comportamento umano, dell’innovazione e della collaborazione. Un thinking out of the box che sarebbe molto necessario anche da noi in questa fase di ripartenza che chiede un cambio di prospettiva in molti campi sia per le persone che per le organizzazioni.

Vi racconterò di seguito a mia esperienza Eahil che si è limitata a una giornata, il 2 giugno, anche se, in quella giornata, ho raccolto anche i racconti e i commenti dei colleghi presenti il giorno prima. Frequento l’Eahil con una certa periodicità fin dalla sua nascita, alla fine degli anni ’80, quando ancora aveva un altro nome. Inoltre, membri della nostra associazione sono parte del Board e del Council, alcune ne sono state presidenti.

La logistica e le persone

Rotterdam è una città moderna, un grande porto innanzitutto, con una bella parte medievale. Il grande edificio in cui era ospitata la conferenza Eahil, De Doelen in Kruisplein Straat, 40, è un luogo multifunzione, fondamentalmente un centro per conferenze e concerti che era stato distrutto dai bombardamenti tedeschi durante la seconda guerra mondiale (maggio 1940) e ricostruito nel 1966 e anni successivi. Il Comitato locale ha fatto una scelta molto green: riduzione al minimo di oggetti cartacei, niente programma su carta e cibo di tipo vegetariano per tutti. Nel piano dove c’erano la maggior parte delle aule e l’aula conferenze erano attive per tutto il tempo due massaggiatrici. Bastava chiedere per ottenere un massaggio a schiena, spalle, braccia. Le ho sempre viste al lavoro. Un indicatore di attenzione alla totalità delle persone, non solo alla loro mente ma anche al loro corpo. 

Infine le persone:  è stata la parte più intensa della giornata. Incontrare di nuovo in persona dopo tanto tempo alcuni colleghi di altri paesi d’Europa con i quali ormai vi è una certa consuetudine, è stato davvero molto bello.  E poi il piccolo gruppetto degli italiani, ridotto ma vivace, fatto di persone che lavorano in Italia e all’estero. È stimolante ritrovarsi all’estero fra colleghi o ex colleghi, si cerca di dare del proprio meglio, ci si sente un po’ degli ambasciatori, si sente il bisogno di creare sinergie.

Il programma Eahil 2022

Resources and Metrics; Data; Professionals connected; Education; Evidence Syntheses; Information Retrieval erano i temi, le sessioni in cui si è declinato il tema generale Broaden the horizons –  diversity, partnership and innovation with a human touch, più un’altra sessione Everything interesting. A tali temi afferivano le presentazioni orali, i poster, i workshop interattivi e le sessioni plenarie. La conferenza si è svolta in presenza dall’1 al 3 giugno e da remoto il 9 e 10 giugno. Già in fase di sottomissione degli abstract, veniva chiesto agli autori di sottolineare gli aspetti dell’interazione umana nel proprio contributo. Devo ammettere che questo insistere sullo human touch da parte del gruppo organizzatore, in gran parte olandese, ha un po’ spiazzato alcuni di noi, abituati a ritenere più tipicamente “mediterraneo” che “nordico” l’accento sugli aspetti umani e relazionali del lavoro.

Valentina Bozzato e Giuliana Prevedello, bibliotecarie dell’Istituto Oncologico Veneto, autrici di una bella relazione dal titolo Unexpected readings: looking for beauty in books at the Hospice of Padua (Italy), presentata nella sessione Everything interesting del 2 giugno, hanno così espresso questa sensazione: “Quando abbiamo sottomesso l’abstract non eravamo certe che il topic fosse attinente al contesto dell’EAHIL, perché il nostro progetto riguardava la lettura di libri non scientifici presso un Hospice. Speravamo molto di poter partecipare al congresso perché desideravamo condividere esperienze con la comunità internazionale e portare a casa nuove idee”. E invece questi temi sono stati molto apprezzati come anche quello della comunicazione fra colleghi e con i ricercatori. Ad esempio, nella sessione Professionals Connected della mattina del 2 giugno, cui ho partecipato anche io come relatore, mi ha molto colpito la presentazione di Tuulevi Ovaska, bibliotecaria dell’Università della Finlandia orientale, dal titolo Coordinating and developing university library communications — my job, everybody’s task. Tuulevi sostiene in conclusione: “Comunicare i servizi e le collezioni della biblioteca è essenziale e dovrebbe far parte della strategia della biblioteca ed essere incluso nelle job description di tutti i membri del personale, ognuno al suo livello, in modo che gli utenti ottengano le informazioni di cui hanno bisogno quando ne hanno bisogno”. È questo, a suo parere, il miglior lascito della pandemia, l’importanza della comunicazione, non la tecnologia, ed è anche, a mio parere, il miglior modo di fare marketing della biblioteca.

La mia presentazione, dal titolo RIB, the Italian Repository of the Health Libraries and Information Professionals, an Omeka S Digital interactive platform era un contributo a più mani: GIDIF RBM, Università di Milano, Editrice Bibliografica e verteva su una piattaforma costruita con un software open source (Omeka S appunto) allo scopo di documentare e far conoscere la storia e il ruolo delle biblioteche e dei centri di documentazione biomedica in Italia attraverso loro prodotti e progetti significativi. I feedback sono stati positivi, qualche collega ha detto che ogni paese dovrebbe documentare la storia e la professionalità dei suoi documentalisti biomedici attraverso le cose fatte. Il rischio dell’invisibilità di tale professione non è infatti solo un problema italiano. Per la verità RIB funziona ed è facile contribuirvi – benvenuti i contribuiti!– ma necessita di aiuto da parte di un informatico esperto del programma, è un prodotto con ampi margini di miglioramento. Tuttavia, mi ha fatto piacere portare questo contributo: parlare con i fatti è sempre meglio che lamentarsi.

Fra gli italiani, veramente di qualità la presentazione da remoto – causa COVID – di Paola De Castro, responsabile della biblioteca dell’Istituto Superiore di Sanità che con Elisabetta Poltronieri, Federica Napolitani e altre hanno presentato Archiss, l’archivio digitale delle foto storiche ISS che ha preso forma parallelamente al Museo ISS che contiene un’ampia selezione di materiali di interesse scientifico, storico e artistico conservati presso l’Istituto. Un bell’esempio di approccio MAB, Musei Archivi Biblioteche, in concreto, molto utile anche per finalità educative.

Un altro tema non tecnologico su cui vertevano varie presentazioni e poster, è stato quello della collaborazione trattato in modo molto operativo, valutandone i costi e i benefici. Collaborazione  fra bibliotecari documentalisti e ricercatori, medici, biologi, farmacisti, veterinari, informatici…fra biblioteca e comunità. Stimolante sul tema, l’intervento di Eli Harriss e Sabine Klein, rispettivamente dell’università di Oxford e di Zurigo, Collaboration between the librarian and researchers, che hanno presentato due casi studio per raccontare la natura olistica e totale di ciò che può accadere quando un bibliotecario lavora con i ricercatori per collaborare a un progetto di revisione sistematica, Hanno utilizzato il modello ‘total’ per considerare l’ampiezza delle competenze richieste al personale della biblioteca – capacità di project management; gestione delle persone; gestione del tempo; comunicazione; insegnamento e information literacy – includendo anche gli aspetti emotivi nella gestione, per esempio, degli utenti molto esigenti.

Parlando con i giovani colleghi presenti anche il giorno precedente, mi sono state riportate come molto interessanti le presentazioni della sezione Resources and Metrics. Colleghi belgi, spagnoli, portoghesi, italiani e lituani hanno presentato esperienze relative al ruolo della biblioteca nel massimizzare l’impatto scientifico della propria istituzione (università di Ghent), l’analisi dell’uso degli identificativi persistenti e una checklist dei requisiti di qualità dei repository istituzionali (Spagna), un lavoro multicentrico sull’innovazione nella peer review a partire dai preprint, la formazione dei professionisti sanitari alla familiarizzazione con profili di disambiguazione quali l’ORCID (ISS), le sfide delle biblioteca nel promuovere il Research Information System e la scienza aperta (Lituania). Temi di grande attualità anche in vista del nostro prossimo Simposio GIDIF-RBM sul Gestire, conservare, trasmettere i dati della scienza nei Repository biomedici, che si terrà a Monza il prossimo 8 luglio.

Un altro tema classico è stato quello delle revisioni sistematiche trattato in molte sessioni, poster, discussioni. Provare a intravedere il futuro delle revisioni sistematiche era l’obiettivo della sessione plenaria con esperti, moderata da Louise Farragher, cui ho assistito la mattina del 2 giugno. Nell’analisi del presente, è emerso da parecchi studi che una buona quantità di revisioni sistematiche presentano forti debolezze soprattutto per quanto riguarda la metodologia della ricerca bibliografica, tema su cui i documentalisti sono particolarmente ferrati ma non sempre coinvolti sia nella fase di ricerca che nel reporting.

Prima di partire, non poteva mancare un passaggio nel foyer dell’edificio a vedere i poster su carta che erano esposti: pochi ma di grande interesse. Confesso che sono stata catturata dal poster delle mie ex colleghe Emanuela Ferrarin e Chiara Cipolat Mis del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, che presentavano il risultato di una co-produzione con i clinici Youtube videos for improving literacy skills for cancer healthcare professionals and improve patient empowerment nell’ambito delle attività di Patient Education & Empowerment. Ragioni affettive in parte ma non solo.

“Siamo tornate a casa con una coscienza più ampia di ciò che la figura professionale di una bibliotecaria o un bibliotecario possono rappresentare anche in un contesto internazionale. La condivisione del sapere è fondamentale nel nostro mestiere.Di nuovo a casa spingeremo per la ricerca dell’interdisciplinarità  che arricchisce i nostri punti di vista e continueremo a cercare modi attivi per cambiare, anche solo un po’ alla volta”. Così mi hanno raccontato a posteriori le giovani colleghe dell’Istituto Oncologico Veneto e questo credo sia il valore aggiunto della presenza. La settimana successiva, comunque, la Conferenza si è svolta anche online per dare la possibilità a tutti quelli che desideravano partecipare da remoto così come le presentazioni sono accessibili tramite la piattaforma ConfTool. Questo doppio canale – fisico e virtuale, high tech e human touch – è una delle possibilità più entusiasmanti, a mio parere, dei tempi difficili in cui stiamo vivendo. L’importante è saperle cogliere.

In definitiva, incontrarsi di persona a Rotterdam ha significato per me vivere un’esperienza non semplicemente partecipare a un evento.


Nuovo Glossario di Biblioteconomia: discutendo di parole, di glossari e di altro ancora con Ferruccio Diozzi

Ospitiamo con piacere l’intervento del collega Ferruccio Diozzi autore del Nuovo glossario di biblioteconomia e scienza dell’informazione. Ferruccio Diozzi è responsabile del Centro Documentazione & Knowledge Managemnet del CIRA, Centro Italiano Ricerche Aerospaziali. Studioso di problemi di storia del socialismo, autore da anni attivo nel dominio della biblioteconomia e della scienzadell’informazione, conta circa 250 pubblicazioni di vario carattere disciplinaretra cui sei libri. Ricopre o ha ricoperto cariche in diverse associazioni scientifiche ed è attualmente direttore di “AlBNotizie” e presidentedell’associazione “Amici di Città della Scienza”.

Sono lieto di partecipare alle conversazioni che si sono aperte sul mio lavoro Nuovo glossario di biblioteconomia  e scienza dell’informazione, rispondendo, in questo caso particolare, all’invito degli amici del GIDIF RBM, e di Ivana Truccolo in particolare, sul blog dell’associazione

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Ombre della mente: Lombroso e lo scapigliato

Carlo Dossi esponente della scapigliatura milanese dall’animo tormentato, ha una svolta nel “proprio male di vivere” quando scopre l’opera L’uomo delinquente di Cesare Lombroso palesandosi come una sorta di rivelazione. Leggendo quelle pagine sul nesso tra criminalità – genio e follia, sulla «pazzia degli eccentrici», sui «tormentatori di sé e degli altri», Dossi trova descritto il proprio stato di salute, compresa “la ineguaglianza che mi si accentua ogni dì più della pupilla”.

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Come sopravvivere al caos della disinformazione medica?

Se lo chiede John Ioannidis nell’articolo pubblicato da European Journal of Clinical Investigation .

Quello dell’overloading e della qualità delle pubblicazioni scientifiche è, infatti, un grosso problema: poco di quanto viene pubblicato nella letteratura scientifica può essere considerato affidabile e soprattutto utile a professionisti e pazienti per prendere decisioni che hanno una ricaduta clinica.

A questo problema si aggiunge il fatto che la maggior parte dei professionisti sanitari, dei giornalisti e divulgatori dei mass media, ignorano questo grave problema, e spesso non hanno neppure le competenze per una valutazione critica della qualità della letteratura scientifica.

Di conseguenza a pazienti e cittadini arrivano informazioni mediche che molto spesso non sono basate su evidenze concrete o su ricerche metodologicamente corrette (revisioni sistematiche).

Secondo l’autore, per sopravvivere nella giungla della disinformazione medica è necessario educare ed istruire il personale medico e sanitario alla lettura critica della letteratura scientifica, delle revisioni sistematiche, alla comunicazione dell’evidenze mediche a pazienti e familiari.

In tutto questo, quale ruolo può giocare il bibliotecario biomedico?

Secondo noi importantissimo, attore di mediazione culturale tra scienza e pubblico.

JEAHIL: Memorie dall’ICML+EAHIL 2017,

E’ online il numero di settembre del Journal of EAHIL dedicato alla conferenza ICML+EAHIL che si è tenuta lo scorso giugno a Dublino.

Fra i contributi che vi segnaliamo ci sono naturalmente gli editoriali “Embracing diversity” dell’editor in chief Federica Napolitani e la Lettera del Presidente Maurella Della Seta.

Il numero raccoglie gli interventi dei colleghi premiati dalla giuria di esperti come migliori presentazioni e migliori poster, fra cui “Implementation of CoBRA guideline: promoting interdisciplinary cooperation” e i report degli Special Interest Group on Evaluation Metrics a firma di Alicia Gomez e della nostra Valeria Scotti e  on MeSH di Maurella Della Seta.

Appuntamento per il prossimo numero a novembre!

 

 

 

 

Letture sotto l’ombrellone

Il caso Fitzgerald di  John Grisham (Mondadori 2017)

Letture … in attesa di riprendere i lavori e per continuare a parlare di libri

Lontano dalle aule dei tribunali e dalle consuete ambientazioni dei suoi legal  thriller, John Grisham, scrive un mystery godibilissimo, descrivendo con grande sagacia il mondo editoriale, quello dei collezionisti, le librerie indipendenti e le piccole e grandi manie degli scrittori. (17€)

 

Fare Open Access

E’ uscito “Fare Open Access” il nuovo libro a cura di Simone Aliprandi, avvocato e amico del GIDIF-RBM, che si occupa della diffusione del sapere scientifico in era digitale.
Fra gli autori: Elena Giglia, Nicola Cavalli e le nostre Ivana Truccolo e Valeria Scotti.

“Questo volume affronta con approccio positivo e operativo il tema strategico della diffusione del sapere scientifico in ottica open.
L’Open Access è diventato uno degli obiettivi chiave delle politiche dell’innovazione dell’Unione Europea e dei principali paesi industrializzati; ed è fondamentale conoscerne i lineamenti teorici e le concrete potenzialità.

Gli autori sono tutti professionisti attivi da molti anni in questo campo e hanno quindi il polso delle questioni emergenti e delle maggiori criticità non solo da un punto vista teorico-dottrinale. Ognuno di loro affronta da diverse prospettive il tema più generale della comunicazione scientifica e quello pratico di come fare Open Access nell’attuale panorama ormai fortemente volto al digitale.

Il testo è completato da un’utile appendice con i documenti di riferimento, come i principali testi-manifesto e le norme attualmente in vigore a livello nazionale e internazionale.”

Praticamente imperdibile!!!

Per informazioni:
http://www.ledizioni.it/prodotto/aliprandi-fare-open-access/