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Cacciatori di frodi: riflessioni sul workshop Bibliosan del 1 dicembre 2017

21/12/2017
Silvia Molinari

Il Ministero della Salute ha ospitato il Workshop dal titolo “Cacciatori di frodi” ovvero “Riflessioni e azioni per un’etica della ricerca” promosso dal Comitato di Gestione Bibliosan.

Miglior sede non poteva essere scelta per affrontare un argomento così importante e delicato affidato ad interventi di alto profilo che hanno tutti offerto originali e diversi “point of view” su come l’integrità della ricerca scientifica passi attraverso concetti, quali: crisi di riproducibilità (Alessandro Giuliani, ISS Roma), valutazione massiva della ricerca e dei ricercatori (Alberto Baccini, Università di Siena), trasparenza e responsabilità della e nella peer review (Alessandro Pierno, Università di Firenze), retraction nella letteratura (Emanuela Moncada, IRCCS Bambino Gesù Roma), applicazione di software antiplagio (Piero Grandesso, Univerità di Bologna), selezione e controllo editoriale (Massimiliano Carloni, Clarivate Analytics).

In conclusione una stimolante tavola rotonda moderata da Cesare Peccarisi, responsabile della comunicazione scientifica dell’Accademi Limpe-DISMOV, ha condotto la platea a una dovuta meditazione sui temi trattati

Nonostante il problema della frode scientifica non sia nuovo né superato, siamo confortati dal fatto che i sistemi di valutazione del Ministero della Salute e quelli della Commissione per l’etica e l’integrità della ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) si affidano a protocolli operativi  computerizzati che controllano, con un alto grado di affidabilità, errori e/o frodi affiancati  da un accurato screening delle ricerche che fra le sue maglie lascia passare solo studi comprovati da immettere poi nel web, il grande moltiplicatore di informazioni.

In tal senso Gaetano Guglielmi (Direttore Ufficio 3-Rete IRCCS e Ricerca Corrente, Direzione Generale della Ricerca e dell’Innovazione in Sanità) ed Elena Mancini (Segretario Scientifico della Commissione per l’Etica della Ricerca e la Bioetica del CNR) hanno rassicurato il pubblico di biblotecari, e non solo, di mezza Italia intervenuti all’evento.

Più pungenti invece le considerazioni del Direttore Scientifico dell’IRCCS Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, che ha sottolineato come per patologie quali l’infezione da HIV o da Zika Virus un’adeguata e seria informazione abbia un’importanza pari a quella che ha nella clinica una loro identificazione precoce allo scopo di permettere, sia un tempestivo trattamento gestito da centri di alta specializzazione con grandi casistiche, sia un accesso a strumenti diagnostici e terapeutici innovativi.

Il prof. Ippolito ha illustrato come poco positiva sia stata l’esperienza del Global Virus Network (GVN) in cui lo Spallanzani è stato coinvolto all’interno della  “Zika Task Force” con i maggiori esperti del mondo. Il progetto doveva essere una risposta alla pandemia che avrebbe dovuto rendere disponibili e condivisibili in rete le informazioni e la ricerca a livello internazionale; in realtà si è scontrato con gli interessi dell’industria privata che ha finito per veicolare l’informazione a dispetto delle conoscenze scientifiche che lo Spallanzani aveva acquisito, grazie anche a un progetto di collaborazione con i colleghi di Slovenia e Brasile sulla patogenesi dell'infezione Zika. Scoperte che non è stato possibile condividere con gli altri membri della Task Force com’era nelle previsioni.

L’informazione è spesso condizionata da un’industria farmaceutica che investe un terzo del bilancio complessivo in marketing , ha rincarato il Direttore Scientifico dell’IRCCS Santa Lucia di Roma, Carlo Caltagirone, cioè il doppio di quanto spende nella ricerca.

Ogni giorno i mass media propongono terapie risolutive per malattie vere o presunte; il punto è che la metà /un terzo degli studi della ricerca biomedica non giunge a pubblicazione, senza che esista un obbligo per la pubblicazione delle ricerche svolte e, soprattutto, se si tratta di studi con esiti negativi la probabilità che vengano pubblicati cala vertiginosamente.

Come indica la Fondazione GIMBE (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze ), occorrerebbe registrare tutti i trial clinici e riportarne tutti i risultati in quanto la loro pubblicazione produce indubbi benefici per i pazienti, i ricercatori, i professionisti sanitari e le agenzie regolatorie di tutto il mondo.

E ciò avrebbe principalmente quattro obiettivi:

  1. promuovere e consolidare la formazione continua dei professionisti sanitari come processo di auto-apprendimento permanente integrato nella pratica clinica;
  2. migliorare la qualità metodologica, l’etica, l’integrità, la rilevanza clinica e il valore sociale della ricerca sanitaria;
  3. favorire il trasferimento delle migliori evidenze scientifiche alle decisioni professionali, manageriali e di politica sanitaria;
  4. migliorare la qualità dell'assistenza sanitaria in termini di sicurezza, efficacia, appropriatezza, equità, coinvolgimento degli utenti, efficienza.

E’ una precipua responsabilità contribuire non solo al progresso delle conoscenze ma anche al progresso della metodologia della ricerca; questo permetterà di migliorare la salute e la vita delle persone.

E la responsabilità verso il valore e la riduzione di sprechi della ricerca, va a ricadere inevitabilmente su finanziatori, enti regolatori, organizzazioni commerciali, editori, editor-in-chief di riviste biomediche, ricercatori, stakeholders etc…

GIMBE è l'unica organizzazione in Italia ad aver aderito ufficialmente alla campagna REWARD Statement indicando che, pur essendo consapevoli degli sforzi compiuti, per eccellere nella ricerca i margini di miglioramento per ridurre gli sprechi e aumentare il valore dei contributi sono ampi e questo potenziale sarebbe massimizzato quando:

  • le priorità di ricerca rispondono ai bisogni delle persone;
  • la pianificazione, conduzione e analisi della ricerca sono effettuate con adeguato rigore metodologico;
  • il processo di regolamentazione e gestione della ricerca è proporzionato ai rischi per i partecipanti;
  • tutte le informazioni su metodi e risultati della ricerca sono rese note e accessibili;
  • i report della ricerca sono completi e utilizzabili.

Non ultimo l’eclettico Enrico Alleva, Direttore del Centro di Riferimento Scienze Comportamentali e Salute Mentale del’ISS di Roma, ci ha portato, anche se per poco, in un “bel mondo” raccontandoci come fin da giovanissimo con Rita Levi Montalcini sia stato rapito dall’autentica atmosfera dei laboratori di ricerca; come se i suoi piccioni viaggiatori, che ha studiato da etologo, ci potessero far volare in un altro mondo possibile.

Ispirandoci a Enrico Bucci e al suo libro Cattivi Scienziati (Add Editore 2015), è come se la triade Hegeliana,  aspirante alla libertà e al superamento della schiavitù, sia stata sostituita dalla triade FFP (Fabbricazione di articoli basati su dati falsi/inventati, Falsificazione/manipolazione dolosa dei dati; Plagio/auto-plagio, moltiplicare gli articoli sullo stesso esperimento), una modalità che di dialettico e di costruttivo ha scarsa connotazione se non quello di aggrovigliarsi su sé stessa senza possibilità alcuna di rendere il mondo, e in particolare il mondo della ricerca, libero da interessi che di scientifico hanno ben poco.

 

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